LA TRADOTTA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA


NEL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA

sabato 31 maggio 2014

La Grande Guerra attorno al comprensorio dell’HERMADA

Gruppo Ricerche e Studi Grande Guerra 
SOCIETA’ ALPINA DELLE GIULIE 
SEZIONE DI TRIESTE DEL CLUB ALPINO ITALIANO 
  


con il Comune di Duino – Aurisina -2014 

La Grande Guerra attorno al comprensorio dell’HERMADA 

Una serie di sei escursioni promosse dal Comune di Duino Aurisina all’interno del progetto G.A.L. “Sulle tracce della Grande Guerra” ed organizzate dal Gruppo Ricerche e Studi Grande Guerra, della Società Alpina delle Giulie, sezione di Trieste del C.A.I.. 

Gli itinerari proposti conducono progressivamente il visitatore alla conoscenza ed alla riscoperta di un’interessante tratto di territorio transfrontaliero poco conosciuto, che conserva ancora molte importanti testimonianze storiche legate al primo conflitto mondiale. 
Visitato con le prime due escursioni, il campo di battaglia di Flondar e le difese poste sopra Brestovizza, viene proposto questo successivo incontro, che accompagnerà il visitatore sulle quote maggiori del monte Hermada. 

Terzo appuntamento -
 Escursione guidata al museo all’aperto del monte Hermada.

Il Comune di Duino Aurisina e il Gruppo Ricerche e Studi Grande Guerra della Società Alpina delle Giulie, propongono per domenica 1 giugno un’escursione guidata al museo all’aperto del monte Hermada, lungo il sentiero della SAG. Seguendo il tracciato ed i lavori di ripristino realizzati nel corso di più di un decennio dal 
Gruppo Cavità Artificiali dello stesso sodalizio, si attraverseranno le alture di quota 280 e di quota 297, visitando diverse cavità, accompagnati dall’esperto Silvo Stok. 

E’ prevista la traduzione il lingua slovena, a cura di Mitja Juren. 

Il ritrovo è sullo spiazzo antistante la stazione ferroviaria di Sistiana - Visogliano, alle ore 8.45. 

L’escursione ha una durata di circa 4 ore, si svolge prevalentemente su sentieri e terreni carsici; il dislivello è di 170 metri circa; il percorso non presenta particolari difficoltà ma richiede un minimo di allenamento. 

E’ consigliato l’utilizzo di abbigliamento e calzature adeguate e la dotazione di torcia elettrica. 

L’organizzazione declina ogni responsabilità in caso di incidenti a persone o cose che dovessero manifestarsi nel corso dell’evento. 

Resti di osservatori austro-ungarici posti lungo il percorso di visita. 

L’iscrizione è gratuita, ma obbligatoria, fino al raggiungimento del numero massimo di 50 persone. 

Per informazioni e iscrizioni (entro il 30 maggio) rivolgersi alla Società Alpina delle Giulie, via Donota, 2 (orario: da 
lunedì a venerdi ore 17.00-19.00; tel. 040.630464;
 mail: segreteria@caisag.ts.it) 
o al responsabile del progetto (tel. 349 4123151; 
mail: silvostok@libero.it). 



  

http://www.itinerarigrandeguerra.it


Il Museo all'aperto del Monte Ermada offre la possibilità di scoprire la linea difensiva austro-ungarica fortificata nel settembre del 1916 dopo la Sesta Battaglia dell'Isonzo. La vittoria italiana aveva costretto l'esercito asburgico ad abbandonare le alture attorno a Monfalcone e ad attestarsi in questa zona del Carso triestino. La scelta di fermarsi sul Monte Ermada e sulle sue cime circostanti non fu casuale, ma fu di natura strategica e pratica.
Da qui si poteva controllare sia il Vallone di Brestovizza (Brestovica Dol, oggi in Slovenia) che il passaggio verso Trieste, la città asburgica rivendicata dagli italiani. Le doline, i passaggi tra le rocce e le grotte naturali dell'altopiano carsico si adattarono perfettamente alle necessità della Grande Guerra. In breve tempo furono così costruite trincee, appostamenti e ricoveri per soldati rendendo questa nuova linea una barriera invalicabile per gli italiani. Tutti gli assalti della Terza Armata tra l'Ottava e la Decima Battaglia dell'Isonzo infatti furono respinti nonostante il numero dei soldati austro-ungarici fosse nettamente inferiore.

Il Museo offre oggi un itinerario immerso nella natura del Carso triestino ed è composto da due anelli visitabili separatamente oppure in un'unica giornata. Il primo riguarda la zona vera e propria del Monte Ermada ed inizia dalla vecchia strada che collega Ceroglie (Cerovlje) conMedeazza, frazioni del Comune di Duino Aurisina. Camminando lungo questa strada bianca si incontra un cartello che indica a sinistra il sentiero CAI n. 3 ed il confine di Stato con la Slovenia. Imboccata questa via è necessario proseguire fino ad un secondo cartello che segnala il confine e seguire quindi un sentiero a sinistra. Poco dopo si arriva sulla cima del Monte Ermada, a 323 metri s.l.m.

Lungo il percorso si raggiungono la Grotta del Motore e la Grotta del Monte Ermada. Poco distante si trova un osservatorio che offre uno straordinario panorama sui vicini paesi di Iamiano (Jamlje) e Doberdò del Lago (Doberdob), sul Vallone di Brestovizza e sul Carso di Comeno (Komenski Kras).

A questo punto si può scegliere se tornare verso Ceroglie oppure proseguire lungo il sentiero CAI n. 3 portandosi così sul secondo anello del museo. In quest'ultimo caso si continua sempre dritti, seguendo per diversi tratti la seconda linea trincerata austriaca che si snoda a cavallo delle Quote 289, 280 e 279 (il segnavia, nell'ultimo tratto, è segnalato come CAI 3a). Qui si possono osservare le numerose costruzioni in cemento armato e le gallerie artificiali scavate al suo interno. Poco distante si vedono gli edifici della località Case Coisce (Kohišče) da dove si riprende il sentiero percorso prima e che conduce agli ingressi delle grotte Karl e Zita, visibili all'altezza di un traliccio della luce di colore verde. Una volta usciti, dopo poche decine di metri si incrocia a destra il sentiero CAI 8 che permette dapprima di scoprire i resti sulla Quota 298 e poi di iniziare la discesa verso Ceroglie.

Coloro i quali invece desiderano percorrere solo il secondo anello, la partenza può essere effettuata anche da Case Coisce (Kohišče), raggiungibile dalla strada che porta al Trieste Adventure Park. Lasciata l'automobile, si prosegue a piedi per circa 15 minuti incontrando dapprima i resti degli edifici e, alle loro spalle, il sentiero che porta a scoprire le altre tappe.
 
 
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Grotta del Motore
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Grotta del Monte Ermada
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Quota 280 del Monte Cocco
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Case Coisce
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Grotte Karl e Zita
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Quota 298 del Monte Ermada (Dosso della Trincea)

venerdì 30 maggio 2014

ENRICO TOTI IL CICLISTA MITO DELLA GRANDE GUERRA

SABATO 31 MAGGIO,

 in occasione del passaggio del Giro d'Italia a Ragogna,

 il Museo della Grande Guerra ha organizzato

 per le ore 18.00 

la conferenza

 "ENRICO TOTI - IL CICLISTA <<MITO>>
 DELLA GRANDE GUERRA".


 Sarà un'occasione per approfondire la celebrata figura di Enrico Toti, di cui spesso è noto il "mito", ma di cui si conosce assai meno la vicenda storica ed umana.


Trieste italiana al centro dell'Europa



Trieste italiana al centro dell'Europa
Conferenza internazionale a cent'anni dalla Grande Guerra

Giovedì 29 maggio ore 15

Sala dell'Associazione delle Comunità istriane - via Belpoggio 29/1 - ingresso libero


http://www.leganazionale.it/

martedì 27 maggio 2014

LA GRANDE SVOLTA


Un film di Edda Vidiz e ricerche storiche di Renzo Arcon con la partecipazione di Andrea Binetti e un cast di 70 attori fra interpreti e figuranti in costume d'epoca, basato sulle vicissitudini che nell'anno 1382 portarono Trieste a chiedere la protezione di Leopoldo II, duca d'Austria.

 Ad iniziare un commento storico illustrato di Renzo Arcon





Il Carso 100 anni dopo

Il Carso 100 anni dopo
dove c'erano le trincee pascolano le pecore

100 anni dopo sul Carso triestino e Goriziano, sui luoghi della Grande Guerra, a scoprire una realtà inaspettata.
Vediamo lo scorrere delle immagini d’epoca, e parallelamente quegli stessi luoghi oggi.
Sentiamo le voci di chi in quelle trincee ha dato la vita, e raccogliamo il racconto di chi oggi su quella stessa terra costruisce il suo futuro.
Il film, attraverso un racconto parallelo, vuole raccogliere gli echi delle voci della guerra sul Carso di 100 anni fa ed il racconto della vita quotidiana di chi oggi ci vive, ed ha affidato a questo territorio il suo sostentamento. Il pastore Andrea Stoka ha un gregge di 200 pecore, che tutti i giorni pascolano tra i resti delle trincee. Lo storico Lucio Fabi fa rivivere, attraverso le molte lettere dei soldati raccolte, l’orrore delle trincee, la distruzione di un territorio.
Cento anni dopo sono ricresciuti gli alberi. Si è tornati a un punto di partenza.
Il DVD ha inoltre una sezione di contenuti extra, con immagini storiche d’archivio della guerra sul Carso e in montagna.

Il film prodotto dalla Videoest, è stato realizzato con il contributo del Fondo per l'AUdiovisivo del Friuli Venezia Giulia.
guarda il trailer  »
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 LA TRADOTTA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

giovedì 22 maggio 2014

I SOLDATI DIMENTICATI



LS.V. È INVITATA ALLA CONFERENZA
I SOLDATI DIMENTICATI
Alla ricerca dei nostri caduti dell'Esercito Austro-Ungarico nella guerra 1914-1918

Relatore

GIOVANNI BATTISTA PANZERA

CHE SI TERRÀ

GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014
alle ore 20.30

NELLAULA MAGNA DELLA SCUOLA MEDIA
IN VIA ROMA N.9 A MARIANO DEL FRIULI

IL SINDACO
CRISTINA VISINTIN

La Società Cormonese Austria conduce da anni una ricerca con l'obiettivo di identificare tutti i caduti fra i soldati delle nostre terre che combatterono nell'esercito Austro Ungarico durante la Prima Guerra Mondiale.

Vengono qui presentati i risultati di questo progetto con alcune novità riguardanti proprio la nostra comunità.

SOCIETA' CORMONESE AUSTRIA
COMUNE DI MARIANO DEL FRIULI
BIBLIOTECA COMUNALE

Marco Mantini
Gruppo ricerche e studi Grande guerra CAI SAG Trieste

mercoledì 21 maggio 2014

I DIMENTICATI DELLA GRANDE GUERRA : POPOLO E SOLDATI DI CORMONS 1914-1918

Comune di Associazione culturale
CORMONS FULCHERIO UNGRISPACH


Convegno

I DIMENTICATI DELLA GRANDE GUERRA :
POPOLO E SOLDATI DI CORMONS 1914-1918)
Cormons 28 giugno 2014
Ore 18,00



Sala civica Municipio

A cent’anni dall’attentato di Sarajevo

Saluto del Presidente della Associazione Fulcherio Ungrispach Gianni Felcaro

Saluto del Sindaco Luciano Patat

Saluto del rappresentante degli amici della Croce nera

Introduzione: I dimenticati della grande guerra Roberto Tirelli

I soldati del Cormonese e del Litorale austriaco in Galizia e nell’Europa orientale Roberto Todero

Vita di popolo durante la guerra nel Friuli austriaco Giorgio Milocco

Vin d’honneur

Prima del convegno una delegazione renderà omaggio ai caduti austro ungarici del Cimitero di Brazzano.
INGRESSO LIBERO


Ungrispach è un nome curioso ,un po’ difficile da pronunciare e da ricordare,di origine germanica certamente,ma di non molto comprensibili significati.
La radice Unger o Ungri  richiama immediatamente  gli Ungheri ,il terribile popolo che alla fine del primo millennio mise a ferro e fuoco l’Europa  ed in particolare la Germania ed il Friuli. 
Più che la loro assai poco probabile origine ungarica, di questa famiglia teutonica penso si debba tener conto in rapporto al suo ruolo nella lotta che ha visto i più lontani antenati opporsi nelle fila di Ottone il grande di Sassonia  contro gli invasori si da esser poi premiata con la concessione  di benefici  feudali.
Dalla Germania orientale,forse con un ramo cadetto,  o dalla Carinzia ,come affermano altri,si sono poi spostati lungo un’altra linea “calda” quella delle del Friuli orientale ove le prealpi Giulie degradano verso il mare e lasciano da sempre passaggi agevolati per le scorrerie da est verso la pianura padana. Lo fanno di conserva con  l’insediarsi in queste zone dei Conti di Gorizia,conti palatini,vicinissimi anche come parentela all’imperatore ,soprattutto alla famiglia degli Asburgo,e nello stesso tempo avvocati della chiesa aquileiese.
Gli Ungrispach( krainischer ritter) costituivano con i loro castelli la linea di difesa alle spalle di Gorizia di Gorizia: S. Floriano ( oggi dei Formentini),Foyana, Cormons,Canale,Pisino….Ed erano collegati a dei valvassori(vassus vassorum) come gli Hofer di Rençe ( quand’era Italia Ranziano) presenti in altri castelli della zona.. A tal proposito  ricorre proprio quest’anno il cinquecentesimo anniversario della distruzione del Castello di Cormons,affidato agli Ungrispach dal Conte Alberto II nel XIII secolo,ove si immolò,sconfitto da Bartolomeo d’Alviano, il capitano Georg Hofer da alcuni cronisti scambiato per un Ungrispach..
Il castello avito degli Ungrispach ,chiamato così con il suo nome tedesco sino al 1918 e poi dagli italiani Ville Montevecchio,era alle spalle di Gorizia nella Valle del Vipacco  e dominava le colline attorno ai torrenti Lijak e Vogršček ed oggi è la località slovena di Vogrsko.. Il primo castello risale al XII secolo quando la famiglia faceva parte dei ministeriali della Contea di Gorizia.  Infatti nel 1180 viene segnalata nei documenti storici  la presenza di Alberto signore di Ungrispach.Qui alla fine del secolo XV  Friedrich  Heuss von Ungerspach  costruì la cappella gentilizia prima di trasferirsi definitivamente nella casa cittadina di Gorizia  ,oggi in via Rovello, dove possiamo trovare sia lo stemma degli Ungrispach,sia una loro antica iscrizione. Il ramo principale della famiglia  nel XVI  secolo si estinse con Simone (Schatzmeister Sigmund Ungerspach) che fu al servizio( dienst) dell’imperatore Massimiliano come governatore di Trieste e capitano di Cormons. Il castello di Vogrsko è rimasto abbandonato ed è stato ricostruito più tardi da altri nobili in stile barocco. Anche la casa in Gorizia è stata venduta ad altra famiglia nobile.
Quel che incuriosisce  della famiglia Ungrispach è lo stemma con la luna “a gobba in giù” iscritto in due colori,il bianco ed il rosso,che, com’è noto ,sono i colori della Contea di Gorizia. Oggi questo stemma è stato adottato dal Comune di Cormons,ma anche dal Comune di Vogrsko e da quello non lontano di Pazin in Slovenia,un tempo anche da Raspor, ed è presente in Gorizia nella casa di famiglia,nella cattedrale di Gorizia ed a Madrisio di Varmo. La mezzaluna che è qui nella rarissima posizione di montante,appare così nel cielo solo quando da nord guardiamo verso sud,è un simbolo di cambiamento,femminile,acquatico… Appare così  pure come fermaglio dell’antica dea romana Lucina e sotto i piedi delle più note raffigurazioni della Madonna “amicta sole et luna sub pedibus ejus”. Questa mezzaluna è proprio tipica degli Ungrispach  e, per quanto ne so, ne ho vista una uguale in una serie di sei  solo  sulla lapide di una principessa portoghese sepolta nel cimitero monumentale di Pisa.
Un accenno ora ai principali esponenti della casata. Iniziamo ovviamente da Fulcherio o Wolker Ungrispach ,cui si intitola anche l’associazione culturale cormonese omonima, ritter,cavaliere  del XIV secolo,letterato,capitano del castello di Cormons ove la famiglia è fra quelle più in vista.
Abbiamo poi due celebri vescovi  fratelli nel secolo XIV ,l’uno ,Giovanni ,Vescovo di Trieste e sepolto in Capodistria,l’altro Giacomo,Vescovo di Concordia ,scomparso nel 1317 e sepolto nella cattedrale di Concordia,già canonico di Aquileia e di Cividale. 
Tra gli altri esponenti in vista della famiglia abbiamo : Fridericus de Ungerspach vicecomes comitatus Posoniensis (1464), Joseph Egkh von Hungerspach,Simon Volker (1441) costruttore della casa goriziana. Molti furono i matrimoni delle donne di famiglia con nobili della zona.
 Hanibal von Ungrispach  ospitò in Gorizia nella sua casa il Lutero Sloveno , Primoz Trubar ,per alcune prediche e si convertì al protestantesimo nel 1578. In quell’anno nella dieta di Bruck am Inn  convinse anche l’Arciduca d’Austria a concedere la libertà religiosa anche al Goriziano. Vi si oppose il vicario  del Patriarca di Aquileia per cui egli se ne andò in esilio a Praga ove morì nel 1601. Da notare che tutti gli antichi vassalli del conte di Gorizia oltre Isonzo ebbero tendenze pro luterane il che contribuì a separarli dai rami familiari insediati al di qua  dell’Isonzo.
 Rifulge di virtù nella famiglia Ungrispach il beato Daniele  nato a Cormons intorno al 1344 ,il quale dopo essersi trasferito nella città  imperiale di Pordenone per esercitare l’arte del commercio  ne divenne podestà nel 1384 e procuratore del Duomo di San Marco.
Nell’ambito delle sue attività commerciali ebbe modo di entrare in contatto con i Camaldolesi dell’isola di Murano,per cui decise di diventare oblato nel convento di San Matteo. Lasciata la famiglia con moglie e figli alternò vita eremitica e carità,ma proprio la dovizia di denaro  di cui godeva divenne anche causa della sua morte. Fu strangolato, infatti ,da dei malviventi  nella sua cella il 31 marzo 1511.
Dopo parecchi anni , nel 1435,quando i monaci si accinsero a far posto nel tumulo della chiesa,ne hanno scoperto il corpo incorrotto che emanava un profumo talmente forte che fu sentito in tutta Venezia. Tale miracolo lo portò alla proclamazione a beato e tuttora il suo corpo giace sotto un altare della chiesa di Murano ,purtroppo chiusa dopo la cessazione del locale convento .
Nella festa di San Mattia i veneziani ponevano grandi ceri davanti  alle sue spoglie per impetrar miracoli e il suo culto si espanse in tutto il Nord est d’Italia,in Carinzia ed in Slovenia.
Il suo ritratto anonimo scolpito della prima metà del Settecento è conservato nella facciata della chiesa goriziana dell’Immacolata.
La famiglia Ungrispach,di tutti i rami,si riuniva ogni anno  il giorno di San Matteo davanti alla salma del beato ,confessandosi e comunicandosi.
A questo punto dovremmo chiederci quale sia il legame fra i teutonici Ungrispach  e la famiglia Madrisio. Dobbiamo andare indietro perlomeno al Trecento ,all’epoca delle guerre feudali per il controllo della patriarcale Patria del Friuli.
Il conte di Gorizia deteneva su mandato imperiale le località di Castelnuovo,Codroipo,Belgrado e Latisana ,strategiche lungo il Tagliamento  e anche i suoi ministeriali entrarono in possesso  di altre località. Agli Ungrispach toccarono Madrisio e Canussio.,agli Sbruglio,sempre di Cormons, Castellutto  e Mortegliano. Il castello di Madrisio, sorto come presidio militare e feudale per il controllo del traffico sui fiumi Varmo e Tagliamento, fu inizialmente un possedimento dei nobili di Ragogna-Pinzano. Nella seconda metà del sec. XIV venne assegnato ad un ramo della famiglia degli Ungrispach .La giurisdizione feudale si estendeva su entrambe le rive del fiume e comprendeva le ville di Madrisio di Varmo, Bolzano del Tagliamento, Persereano e San Lorenzo.
Nel 1420 ,com’è noto,la Repubblica di Venezia prese al Patriarca di Aquileia gran parte del Friuli  e per oltre un secolo manifestò ostilità verso i feudatari di origine tedesca, per ragioni culturali e politiche portati ad essere alleati dell’Imperatore,che rivendicava per sé le terre sottratte al principe ecclesiastico. 
I feudatari vennero privati dei loro principali privilegi e venne lasciata loro solo l’amministrazione della bassa giustizia  assieme con le rendite di una terra povera . Chiamarsi Ungrispach  non era prudente pertanto  presero il nome del paese ,Madrisio,e passarono nei secoli successivi  con tale denominazione . Quale fosse la vita di questi signori di campagna  chi ha letto il Nievo  nei primi capitoli dedicati al castello di Fratta può averne una idea realistica.
Il ramo principale e il ramo secondario  ebbero così a separarsi  soprattutto in occasione delle  guerre di inizio XVI secolo quando l’imperatore Massimiliano entrò in campo per riprendersi il Friuli ed ebbe dalla sua gli ultimi Ungrispach di Cormons . In quanto ai Madrisio,se avessero avuto velleità di riunirsi al partito dei parenti di oltre Judrio ,la rivolta anti  strumieri del 1511 ricordata come “ la terribil joiba grassa” ,rimase a lungo un monito  di come Venezia sapeva disfarsi di chi le era contrario. Per cui accettarono una ulteriore privazione di poteri reali sul territorio ,venendo neutralizzati del tutto  con l’ingombrante presenza dei Savognan  in Belgrado che assunsero  il controllo di gran parte del Medio Friuli.
Una ulteriore separazione fra Ungrispach e Madrisio avvenne,come già accennato,con l’adesione degli uni alla Riforma e degli altri,ovviamente,alla Controriforma . Una dimostrazione eloquente l’abbiamo nella chiesa di S. Redegonda ove i nobili non rinunciarono al loro stemma avito,ma la semplicità delle loro tombe mostra la progressiva decadenza di un casato di così lungo lignaggio.
Daniele Ungrispach nacque a Cormons  attorno al 1344 .Trasferitosi a Pordenone, si dedicò all’attività di mercante tra la sua città e Venezia, diventando sempre più eminente nella vita sociale pordenonese sino a divenire podestà il 24 settembre 1384. In quell’anno Daniele decideva di diventare oblato tra i monaci camaldolesi di San Mattia di Murano. Il gesto gli fu suggerito dal suo desiderio di perfezione, per vivere la spiritualità di quei monaci, con i quali intratteneva rapporti di amicizia da non pochi anni, quando si recava a Venezia a motivo dei suoi affari commerciali. Il beato, sposo e padre integerrimo, abbandonata legittimamente la famiglia naturale, si aggregò alla monastica, emulando in qualità di domestico le virtù degli eremiti. Tolto ai vivi da mano sicaria durante il sonno presso San Mattia di Murano il 31 marzo 1411, è venerato qual martire ed il suo corpo si conserva incorrotto. Nell’anniversario della morte è commemorato dal Menologio Camaldolese. Mai la Chiesa ha confermato il culto di tale “beato”, ma secondo le indicazioni contenute nell’ultima edizione del Martyrologium Romanum egli gode comunque legittimamente di tale titolo in quanto presente nel calendario della famiglia religiosa. Daniele fu un benefattore verso molti luoghi sacri veneziani e risultava procuratore della chiesa di San Marco della sua città di Pordenone. Sceglieva la sepoltura nel monastero di San Mattia di Murano Quando nel 1435 fu necessario aprire il sepolcro, il corpo di Daniele si presentava dopo ventiquattro anni ancora intatto e incorrotto. Da esso promanava un acuto profumo di fiori, percepito dall’intera isola di Murano e da tutta la città di Venezia, onde ci fu subito un afflusso di folle che gridarono al miracolo. Fu considerato oggetto di culto da parte dei fedeli, accorsi anche a causa di prodigi, nella festa di San Mattia apostolo, quando attorno al suo altare venivano accesi grandi ceri. Il suo culto si estese nel castello di Ungrispach e in quasi l’intera Carinzia, come comprovavano le tavolette votive collocate presso il suo sepolcro. Con la soppressione napoleonica del 1810, cessò ogni forma di culto. Oggi il suo corpo ancora intatto giace sotto un altare della chiesa dei già Camaldolesi in Murano,chiesa che rischia l’abbandono. Che ne sarà di questo corpo incorrotto? Cormons che gli diede i natali può richiederlo per collocarlo con giusto onore nella sua chiesa? Potrà  uguale onore rendergli Pordenone sua terra elettiva?