LA TRADOTTA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA


NEL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA

venerdì 18 aprile 2014

I graffiti della Grande Guerra e il progetto di catalogazione avviato dal Museo di Ragogna

I graffiti della Grande Guerra e il progetto di catalogazione avviato dal Museo di Ragogna

I "Graffiti della Grande Guerra" costituiscono una categoria peculiare e determinata di bene storico-culturale. Si tratta di iscrizioni, targhe, epigrafi, sculture, fregi, lapidi, disegni, decorazioni, monumenti, cippi, scritte e segni di molteplice natura aventi un compiuto e comprensibile significato, effettuati durante il Primo Conflitto Mondiale dai soldati e dagli ufficiali degli eserciti europei impegnati in guerra.
Si intendono "Graffiti della Grande Guerra" anche le incisioni prodotte dai civili nel periodo 1914 - 1918, a condizione che abbiano diretta attinenza con i fatti bellici. Non si considerano "Graffiti della Grande Guerra" i monumenti, i cimiteri, gli ossari, le lapidi, le targhe commemorative costruite in seguito al termine delle ostilità, pur a ricordo di persone o vicende inerenti al conflitto.
Il contenuto dei graffiti si rivela assai variegato: nominativi di militari, indicazioni di reparti, motti, auspici, date, epitaffi, epigrafi commemorative, elementi decorativi, denominazioni. Altrettanto articolate si distinguono le loro finalità, che possono essere ufficiali (per esempio: la localizzazione di un comando), celebrative (per esempio: le lapidi ai caduti dei cimiteri di guerra), personali (per esempio: una firma contenente nominativo, provenienza e classe di leva dell'autore, oppure un'esternazione patriottica o pacifista). 
I graffiti sono espressi nelle diverse lingue utilizzate dagli eserciti in campo. Nel caso del fronte italo-austroungarico, rammentiamo che oltre ad iscrizioni in lingua italiana (con eventuali inflessioni dialettali), ci si imbatte in scritte prodotte nei variegati idiomi delle etnie che formavano l'Impero Austro-Ungarico: non solo il tedesco, ma anche l'ungherese, il croato, il rumeno, il ruteno, il serbo, il bosniaco, lo sloveno, il polacco, il ceco, lo slovacco, il ladino e... il medesimo italiano. Data la pur minoritaria presenza di truppe francesi, inglesi, americane e legionarie cecoslovacche /rumene/slovene al fianco del Regio Esercito Italiano, non è da escludere il ritrovamento sul fronte italiano di graffiti resi con le rispettive lingue. Ancora, in virtù dell'intervento di forze germaniche sullo scacchiere italiano, capita di ritrovare epigrafe rese in tedesco-germanico.


I Graffiti della Grande Guerra sono una fonte storiografica importante per la ricostruzione dei campi di battaglia e dei fatti d'arme, complementare rispetto alla tradizionale documentazione di archivio. Non si ritiene azzardato definire l'insieme dei graffiti quale vero e proprio archivio storico-territoriale a cielo aperto. Un graffito è sito in un punto ben circoscritto: ha pertanto la capacità intrinseca di collocare reparti, persone presso quel definito luogo, spesso proponendo la datazione puntuale di quando è stato costruito. In tal modo, i graffiti hanno spesso consentito non solo di risalire agli autori d'importanti manufatti bellici, ma anche di ricostruire gli opposti schieramenti nel contesto di specifici fatti d'arme, confermando, smentendo o integrando quanto scritto dalla storiografia basata sulle sole fonti cartacee.


Oltre al poc'anzi citato valore storiografico, i graffiti possono assumere un rilevante pregio artistico e custodiscono un'eccezionale carica emotiva, memorialistica ed umana. Voglia di esserci, auspicio di pace, fierezza patriottica, ricordo di un caduto dimenticato, orgogliosa testimonianza della propria partecipazione a quel tragico e straordinario evento bellico: le iscrizioni, spesso del tutto sconosciute e rimaste celate per decenni, tramandano in modo autentico lo stato d'animo dei soldati che le hanno scolpite. Soldati di ogni esercito e nazionalità che, mentre incidevano la roccia, erano consapevoli che quei graffiti sarebbero potuti essere l'ultima, imperitura, testimonianza della propria vita.
I supporti su cui i graffiti sono tracciati sono plurimi: la roccia naturale, le pietre ed il cemento che compongono le murature di fortificazioni, strade, mulattiere, caserme, l'interno delle caverne naturali ed artificiali utilizzate dagli eserciti, le abitazioni civili adibite ad acquartieramento, più raramente assi di legno o strutture analoghe. 
Evidente emerge la deperibilità dei supporti materiali che ospitano i graffiti: in tal senso, essi sono beni culturali deperibili.
Dal carattere deteriorabile e dalla concreta impraticabilità di una campagna generalizzata di tutela "sul campo" di tutti i graffiti, discende l'esigenza di salvarne almeno il contenuto letterale, storico e territoriale. E' questo lo spirito che anima i ricercatori impegnati a ritrovare le epigrafi della Prima Guerra Mondiale, fotografarle e censirle.
La ricerca dei Graffiti della Grande Guerra non è cosa facile. Essa consta in una attività di esplorazione degli ex teatri di battaglia e dei territori significativi in ordine alle vicende del Primo Conflitto Mondiale, in ogni ambiente: d'alta montagna, preapino, collinare, carsico, pianeggiante. 
L'attività si svolge per lo più fuori dai sentieri segnalati, seguendo ciò che resta delle mulattiere, delle trincee, dei camminamenti, dei sentieri, delle vie alpinistiche, perlustrando caverne e forti, aggirandosi tra le vestigia dei manufatti e delle tracce risalenti agli anni 1915 - 1918. Tali strutture, in grandissima parte non hanno goduto di alcuna manutenzione per circa un secolo e, spesso, si trovano in ambiente impervi. Perciò, la ricerca dei graffiti è anche un'attività che richiede attenzione, denotata da un certo livello di rischio per l'incolumità personale. Non è possibile iniziare tale attività se non si è ben consci dei pericoli che la montagna, l'ambiente carsico, i resti di edifici pericolanti presentano e della necessità di ridurli al minimo. 


Ogni perlustrazione di ricerca è eseguibile dopo un'accurata preparazione storica, basata su una previa consultazione di documentazione storica d'archivio. Ritrovare un graffito "inedito", quindi non prima conosciuto, può rivelarsi risultato di giornate di esplorazioni, seguendo mappe ed immagini di un secolo fa ed affidandosi alla propria lettura del territorio: capacità indispensabile per muoversi tra i canaloni, i dirupi, i roveti e tutto quanto caratterizza i rilievi friulani . Altre volte, molto meno frequenti, soccorre la fortuna e una pregevole testimonianza emerge laddove meno se l'aspetta, magari sulla casa di un paese della pianura friulana o sul colle dove si è soliti trascorrere un momento di relax pomeridiano. 

Una volta reperito un graffito, per poterlo censire occorre procedere ad una serie di azioni che richiedono cura e disponibilità tempistica: 

- fotografia del graffito così come ritrovato; 
- pulizia del graffito da muschio, licheni, pietre, terra, ecc.; 
- evidenziazione dell'epigrafe con matite e/o pennarelli solubili all'acqua (in modo da non alterare in modo permanente l'incisione); 
- fotografia del graffito evidenziato; 
- registrazione delle coordinate GPS per la georeferenziazione del graffito; 
- redazione della scheda di censimento secondo i criteri validi per il Catasto dei Graffiti della Grande Guerra. 
La ricerca naturalmente non ha ad oggetto l'asportazione delle testimonianze. Si ricorda peraltro che asportare, danneggiare o commercializzare un graffito configura un reato penalmente rilevante e punibile dalla legge italiana, oltre che un illecito severamente perseguito anche dalle leggi slovene ed austriache.

Al dicembre 2012, circa 1800 Graffiti della Grande Guerra sono conosciuti grazie alla ricerca volontaria condotta da sodalizi o singoli appassionati negli ultimi 20 anni, per quanto riguarda il territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Slovenia e della Carinzia (Austria), prendendo come riferimento il tratto di fronte interposto tra il Monte Peralba ed il Mare Adriatico. Ben oltre il migliaio sono le testimonianze epigrafiche scoperte nel rimanente tratto di fronte, che in grande parte deve essere tuttora soggetto a perlustrazione finalizzata al censimento dei graffiti. Tuttavia, ogni anno emergono "novità", ovvero graffiti prima sconosciuti, anche di elevato interesse storico: la ricerca, lungi dall'essere esaurita, continua.
Nel 2012, il Museo della Grande Guerra di Ragogna avvia il progetto "Catasto dei Graffiti della Grande Guerra", sviluppato col sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, avente le seguenti finalità: 
- salvare e censire il contenuto storico-territoriale dei Graffiti della Grande Guerra prima che le intemperie, l'azione dell'uomo, lo scorrere del tempo cancellino definitivamente tali vestigia; 
- rendere pubblico il patrimonio storico culturale dei graffiti in una banca dati ufficialmente riconosciuta, organica, organizzata secondo criteri scientificamente validi: creare, pertanto, un vero "catasto on line", potenzialmente unitario ed esteso a livello europeo; 
- offrire a tutte le persone e soggetti associativi che si occupano di "Graffiti della Grande Guerra" una piattaforma aperta su cui registrare, promuovere e pubblicare i risultati delle proprie ricerche; 
- promuovere azioni di turismo culturale incentrati sulla riscoperta dei Graffiti della Grande Guerra, in un quadro di tutela e rispetto delle vestigia storiche. 
Il progetto "Catasto dei Graffiti della Grande Guerra" nasce in Friuli Venezia Giulia. Pertanto, il suo sviluppo, necessariamente graduale, s'incentrerà sulla Regione del "Forum Julii" e territori circostanti: le aree coinvolte dal fronte "giulio" o "isontino" e da quello "carnico", stando alle denominazioni in uso nel conflitto 1915 - 1918. Tuttavia, la vocazione progettuale è quella di estendersi, aprendosi a tutte le positive collaborazioni esterne, all'intero teatro bellico italo-austroungarico e, in potenza, ad ogni zona europea toccata dalla Prima Guerra Mondiale dove esistono graffiti riconducibili a quel tragico evento. 
Il cuore del progetto è la costituzione del catasto, già on line (per ora con un limitato numero di graffiti censiti) al sito www.graffitidiguerra.it , dotato di una scheda di censimento costruita tenendo conto dei canoni scientificamente riconosciuti in tema di catalogazione di beni culturali.


Presso il Museo di Ragogna, si può consultare l'intero catasto, comprensivo delle parti che, per ragioni di sicurezza delle epigrafi, sono state occultate al visitatore privo di password, e si può visionare la mostra tematica ad hoc. Entro il 2014, si programma di inserire un numero di graffiti censiti che supera il migliaio. Il sistema è prodotto in modo da essere costantemente aggiornabile poiché la ricerca dei graffiti sul territorio si dimostra in continuo progredire e porta a decine di ritrovamenti "inediti" ogni anno.
Salendo sul Pal Grande, nel cuore della Carnia, l'escursionista incontra una toccante incisione prodotta nel 1916 da un fante della Brigata "Catania": Mamma, ritornerò. Non sappiamo se quel ragazzo in uniforme sia sopravvissuto al conflitto e abbia riabbracciato gli affetti familiari. Tuttavia, non possiamo permettere che il suo messaggio di speranza, con le tante testimonianze scolpite da migliaia di suoi compagni d'arme sulle pietre e sul cemento del fronte della Grande Guerra, vada disperso nell'oblio della dimenticanza. E', se non altro, un debito di riconoscenza.

Dr. Marco Pascoli










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