I graffiti
della Grande Guerra e il progetto di catalogazione avviato dal Museo
di Ragogna
I "Graffiti della Grande
Guerra" costituiscono una categoria
peculiare e determinata di bene
storico-culturale. Si tratta di iscrizioni,
targhe, epigrafi, sculture, fregi, lapidi, disegni, decorazioni,
monumenti, cippi, scritte e segni di molteplice natura aventi un
compiuto e comprensibile significato, effettuati
durante il Primo Conflitto Mondiale dai soldati e dagli ufficiali
degli eserciti europei impegnati in guerra.
Si intendono "Graffiti della Grande Guerra"
anche le incisioni prodotte dai civili nel periodo 1914 - 1918, a
condizione che abbiano diretta attinenza con i fatti bellici. Non si
considerano "Graffiti della Grande Guerra" i monumenti, i
cimiteri, gli ossari, le lapidi, le targhe commemorative costruite in
seguito al termine delle ostilità, pur a ricordo di persone o
vicende inerenti al conflitto.
Il contenuto dei
graffiti si rivela assai variegato: nominativi di militari,
indicazioni di reparti, motti, auspici, date, epitaffi, epigrafi
commemorative, elementi decorativi, denominazioni. Altrettanto
articolate si distinguono le loro finalità, che possono essere
ufficiali (per esempio: la localizzazione di un comando), celebrative
(per esempio: le lapidi ai caduti dei cimiteri di guerra), personali
(per esempio: una firma contenente nominativo, provenienza e classe
di leva dell'autore, oppure un'esternazione patriottica o pacifista).
I graffiti sono espressi nelle diverse lingue
utilizzate dagli eserciti in campo. Nel caso del fronte
italo-austroungarico, rammentiamo che oltre ad iscrizioni in lingua
italiana (con eventuali inflessioni dialettali), ci si imbatte in
scritte prodotte nei variegati idiomi delle etnie che formavano
l'Impero Austro-Ungarico: non solo il tedesco, ma anche l'ungherese,
il croato, il rumeno, il ruteno, il serbo, il bosniaco, lo sloveno,
il polacco, il ceco, lo slovacco, il ladino e... il medesimo
italiano. Data la pur minoritaria presenza di truppe francesi,
inglesi, americane e legionarie cecoslovacche /rumene/slovene al
fianco del Regio Esercito Italiano, non è da escludere il
ritrovamento sul fronte italiano di graffiti resi con le rispettive
lingue. Ancora, in virtù dell'intervento di forze germaniche sullo
scacchiere italiano, capita di ritrovare epigrafe rese in
tedesco-germanico.
I Graffiti della Grande Guerra sono una fonte
storiografica importante per la ricostruzione dei
campi di battaglia e dei fatti d'arme, complementare rispetto alla
tradizionale documentazione di archivio. Non si ritiene azzardato
definire l'insieme dei graffiti quale vero e proprio archivio
storico-territoriale a cielo aperto. Un graffito
è sito in un punto ben circoscritto: ha pertanto la capacità
intrinseca di collocare reparti, persone presso quel definito luogo,
spesso proponendo la datazione puntuale di quando è stato costruito.
In tal modo, i graffiti hanno spesso consentito non solo di risalire
agli autori d'importanti manufatti bellici, ma anche di ricostruire
gli opposti schieramenti nel contesto di specifici fatti d'arme,
confermando, smentendo o integrando quanto scritto dalla storiografia
basata sulle sole fonti cartacee.
Oltre al poc'anzi citato valore storiografico, i
graffiti possono assumere un rilevante pregio
artistico e custodiscono un'eccezionale carica
emotiva, memorialistica ed umana. Voglia di
esserci, auspicio di pace, fierezza patriottica, ricordo di un caduto
dimenticato, orgogliosa testimonianza della propria partecipazione a
quel tragico e straordinario evento bellico: le iscrizioni, spesso
del tutto sconosciute e rimaste celate per decenni, tramandano in
modo autentico lo stato d'animo dei soldati che le hanno scolpite.
Soldati di ogni esercito e nazionalità che, mentre incidevano la
roccia, erano consapevoli che quei graffiti sarebbero potuti essere
l'ultima, imperitura, testimonianza della propria
vita.
I supporti su cui i graffiti sono tracciati sono
plurimi: la roccia naturale,
le pietre ed il cemento
che compongono le murature di fortificazioni, strade, mulattiere,
caserme, l'interno delle caverne naturali ed artificiali utilizzate
dagli eserciti, le abitazioni civili adibite ad acquartieramento, più
raramente assi di legno o
strutture analoghe.
Evidente emerge la deperibilità
dei supporti materiali che ospitano i graffiti: in tal senso, essi
sono beni culturali deperibili.
Dal carattere deteriorabile e dalla concreta
impraticabilità di una campagna generalizzata di tutela "sul
campo" di tutti i graffiti, discende l'esigenza di salvarne
almeno il contenuto letterale, storico e territoriale. E' questo lo
spirito che anima i ricercatori impegnati a ritrovare le epigrafi
della Prima Guerra Mondiale, fotografarle e censirle.
La ricerca dei
Graffiti della Grande Guerra non è cosa facile. Essa consta in una
attività di esplorazione
degli ex teatri di battaglia e dei territori significativi in ordine
alle vicende del Primo Conflitto Mondiale, in ogni ambiente: d'alta
montagna, preapino, collinare, carsico, pianeggiante.
L'attività
si svolge per lo più fuori dai sentieri
segnalati, seguendo ciò che resta delle
mulattiere, delle trincee, dei camminamenti, dei sentieri, delle vie
alpinistiche, perlustrando caverne e forti, aggirandosi tra le
vestigia dei manufatti e delle tracce risalenti agli anni 1915 -
1918. Tali strutture, in grandissima parte non hanno goduto di alcuna
manutenzione per circa un secolo e, spesso, si trovano in ambiente
impervi. Perciò, la ricerca dei graffiti è anche un'attività che
richiede attenzione, denotata da un certo livello di rischio per
l'incolumità personale. Non è possibile iniziare tale attività se
non si è ben consci dei pericoli che la montagna, l'ambiente
carsico, i resti di edifici pericolanti presentano e della necessità
di ridurli al minimo.
Ogni perlustrazione di ricerca è
eseguibile dopo un'accurata preparazione storica,
basata su una previa consultazione di documentazione storica
d'archivio. Ritrovare un graffito "inedito", quindi non
prima conosciuto, può rivelarsi risultato di giornate di
esplorazioni, seguendo mappe ed immagini di un secolo fa ed
affidandosi alla propria lettura del territorio: capacità
indispensabile per muoversi tra i canaloni, i dirupi, i roveti e
tutto quanto caratterizza i rilievi friulani . Altre volte, molto
meno frequenti, soccorre la fortuna e una pregevole testimonianza
emerge laddove meno se l'aspetta, magari sulla casa di un paese della
pianura friulana o sul colle dove si è soliti trascorrere un momento
di relax pomeridiano.
Una volta reperito un graffito, per poterlo
censire occorre procedere ad una serie di azioni che richiedono cura
e disponibilità tempistica:
- fotografia
del graffito così come ritrovato;
- pulizia
del graffito da muschio, licheni, pietre, terra, ecc.;
-
evidenziazione dell'epigrafe
con matite e/o pennarelli solubili all'acqua (in modo da non alterare
in modo permanente l'incisione);
- fotografia
del graffito evidenziato;
- registrazione delle coordinate GPS
per la georeferenziazione del
graffito;
- redazione
della scheda di censimento secondo i criteri validi per il Catasto
dei Graffiti della Grande Guerra.
La ricerca naturalmente non ha
ad oggetto l'asportazione delle testimonianze. Si ricorda peraltro
che asportare, danneggiare o commercializzare un graffito configura
un reato penalmente rilevante e
punibile dalla legge italiana, oltre che un illecito severamente
perseguito anche dalle leggi slovene ed austriache.
Al dicembre 2012, circa 1800
Graffiti della Grande Guerra sono conosciuti
grazie alla ricerca volontaria condotta da sodalizi o singoli
appassionati negli ultimi 20 anni, per quanto riguarda il territorio
della Regione Friuli Venezia Giulia, della Slovenia e della Carinzia
(Austria), prendendo come riferimento il tratto di fronte interposto
tra il Monte Peralba ed il Mare Adriatico. Ben oltre il migliaio sono
le testimonianze epigrafiche scoperte nel rimanente tratto di fronte,
che in grande parte deve essere tuttora soggetto a perlustrazione
finalizzata al censimento dei graffiti. Tuttavia, ogni anno emergono
"novità", ovvero graffiti prima sconosciuti, anche di
elevato interesse storico: la ricerca, lungi dall'essere esaurita,
continua.
Nel 2012, il Museo della Grande Guerra di Ragogna avvia
il progetto "Catasto dei Graffiti della
Grande Guerra", sviluppato col sostegno
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia,
avente le seguenti finalità:
- salvare e
censire il contenuto storico-territoriale dei
Graffiti della Grande Guerra prima che le intemperie, l'azione
dell'uomo, lo scorrere del tempo cancellino definitivamente tali
vestigia;
- rendere pubblico
il patrimonio storico culturale dei graffiti in una banca
dati ufficialmente riconosciuta, organica,
organizzata secondo criteri scientificamente
validi: creare, pertanto, un vero "catasto
on line", potenzialmente unitario ed esteso a livello europeo;
- offrire a tutte le
persone e soggetti associativi che si occupano di "Graffiti
della Grande Guerra" una piattaforma aperta
su cui registrare, promuovere e pubblicare i risultati delle proprie
ricerche;
- promuovere azioni di turismo
culturale incentrati sulla riscoperta dei
Graffiti della Grande Guerra, in un quadro di tutela e rispetto delle
vestigia storiche.
Il progetto "Catasto dei Graffiti della
Grande Guerra" nasce in Friuli Venezia Giulia. Pertanto, il suo
sviluppo, necessariamente graduale, s'incentrerà sulla Regione del
"Forum Julii" e territori circostanti: le aree coinvolte
dal fronte "giulio" o "isontino" e da quello
"carnico", stando alle denominazioni in uso nel conflitto
1915 - 1918. Tuttavia, la vocazione progettuale è quella di
estendersi, aprendosi a tutte le positive collaborazioni esterne,
all'intero teatro bellico italo-austroungarico e, in potenza, ad ogni
zona europea toccata dalla Prima Guerra Mondiale dove esistono
graffiti riconducibili a quel tragico evento.
Il cuore del
progetto è la costituzione del catasto, già on line (per ora con un
limitato numero di graffiti censiti) al sito www.graffitidiguerra.it
, dotato di una scheda di censimento costruita tenendo conto dei
canoni scientificamente riconosciuti in tema di catalogazione di beni
culturali.
Presso il Museo di Ragogna, si può consultare l'intero
catasto, comprensivo delle parti che, per ragioni di sicurezza delle
epigrafi, sono state occultate al visitatore privo di password, e si
può visionare la mostra tematica ad hoc.
Entro il 2014, si programma di inserire un numero di graffiti censiti
che supera il migliaio. Il sistema è prodotto
in modo da essere costantemente aggiornabile poiché la ricerca dei
graffiti sul territorio si dimostra in continuo progredire e porta a
decine di ritrovamenti "inediti" ogni anno.
Salendo sul Pal Grande,
nel cuore della Carnia, l'escursionista incontra una toccante
incisione prodotta nel 1916 da un fante della Brigata "Catania":
Mamma, ritornerò. Non
sappiamo se quel ragazzo in uniforme sia sopravvissuto al conflitto e
abbia riabbracciato gli affetti familiari. Tuttavia, non possiamo
permettere che il suo messaggio di speranza, con le tante
testimonianze scolpite da migliaia di suoi compagni d'arme sulle
pietre e sul cemento del fronte della Grande Guerra, vada disperso
nell'oblio della dimenticanza. E', se non altro, un debito di
riconoscenza.
Dr. Marco Pascoli
(esperto storico Museo della Grande Guerra diRagogna)
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