Fu
il più noto, il più diffuso e il più letto giornale di trincea, al
fronte e nel Paese. Concepito dal Colonnello Ercole Smaniotto, edito
dalla III Armata, si avvalse della collaborazione di grossi nomi:
Sacchetti, Brunelleschi, Mazzoni, Bini, Gigante, Simoni, Rubino,
Fraccaroli che, con pennello e penna, diedero vita ad articoli,
strisce e personaggi insuperati. Tra i personaggi indimenticabili: il
soldato Baldoria (creato da Fraccaroli), il caporale C.Piglio (ideato
da Rubino), l'imboscato Apollo Mari, il fante Mattia Muscolo, il
nemico Max Pataten ed il dott. Bertoldo Ciucca, inventore, nella sua
eterna ma infruttuosa lotta contro gli imboscati.
Il titolo La Tradotta fu "assai felicemente scelto poichè ricordava al soldato in licenza, il lungo convoglio che sia pure a passo di formica, sia pure costringendolo a stare in piedi o insaccato come un salame per giornate intere, finisce per condurlo presso le umili gioie della famiglia. La testata de La Tradotta, che fu il settimanale del III Corpo d'Armata, quel glorioso corpo d'armata del Duca d'Aosta, rappresenta un milite trascinato da una ...lumaca.
Il titolo La Tradotta fu "assai felicemente scelto poichè ricordava al soldato in licenza, il lungo convoglio che sia pure a passo di formica, sia pure costringendolo a stare in piedi o insaccato come un salame per giornate intere, finisce per condurlo presso le umili gioie della famiglia. La testata de La Tradotta, che fu il settimanale del III Corpo d'Armata, quel glorioso corpo d'armata del Duca d'Aosta, rappresenta un milite trascinato da una ...lumaca.
Il
suo primo fascicolo di otto pagine, con ricche illustrazioni in nero
e a colori, uscito il 21 marzo 1918, ebbe un successo clamoroso. Non
conteneva alcun programma, non prometteva niente: ma già dava
moltissimo. I soldati della III Armata ne ebbero una copia per gruppo
e tanto se la contendevano che un ufficiale disse sorridendo: dovremo
provvedere alla distribuzione con la rivoltella in pugno!
A poco a poco La Tradotta diventò il periodico di tutta Italia. L'Unione Nazionale degli Insegnanti lo mise in vendita a beneficio delle molte migliaia di soldati che la leggevano gratis ..." (Arturo Lancellotti, Giornalismo eroico, Edizioni Di Fiamma, Roma 1924).
A poco a poco La Tradotta diventò il periodico di tutta Italia. L'Unione Nazionale degli Insegnanti lo mise in vendita a beneficio delle molte migliaia di soldati che la leggevano gratis ..." (Arturo Lancellotti, Giornalismo eroico, Edizioni Di Fiamma, Roma 1924).
Nei
primi mesi del 1918, il Colonnello Ercole Smaniotto, Capo
dell'Ufficiop P. della Terza Armata, diede l'incarico al Sottotenente
Renato Simoni di compilare un giornale settimanale illustrato,
d'indole gaia, da diffondere largamente tra i soldati. Stabiliti, con
l'alta approvazione di S.A.R. il Duca d'Aosta e con la viva,
continua, affettuosa adesione del Colonnello Smaniotto, il programma
e la veste del giornale, scelto per esso il titolo, il Sottotenente
Simoni chiese e ottenne che la redazione de "La Tradotta"
fosse composta dai pittori Enrico Sacchetti, Capitano Umberto
Brunelleschi, Tenente Giuseppe Mazzoni, già addetto all'Ufficio P.
dell'Armata, Sottotenente Antonio Rubino, non solo illustratore ma
anche redattore per la parte letteraria, e Tenente Gino Calza Bini.
Arnaldo Fraccaroli collaborò largamente al giornale, che si valse
anche della spiritosa matita del Capitano Riccardo Gigante.
La sede del giornale era a Mogliano Veneto; la tipografia, a Venezia, poi a Verona e Reggio Emilia. "La Tradotta" divenne presto popolarissima, e continuò a uscire durante l'ultimo meraviglioso anno di guerra, fin dopo l'armistizio e la pace. Gli ultimi numeri furono, infatti, pubblicati a Trieste. "La Tradotta" non potè giustificare puntualmente la sua qualifica di settimanale, chè la stampa a colori, lenta, richiese spesso maggior tempo del previsto; ma nei grandi giorni dell'avanzata potà lanciare rapidamente supplementi in nero, che gli aeroplani portavano ai soldati.
Il Colonnello Smaniotto non vide le ultime puntate del giornale. Questo magnifico organizzatore di efficaci propagande e di rapide, arditi e sicuri sistemi di in formazione dalle Terre invase, mortì di "spagnola" poche settemane prima della Vittoria. Gli succedette nell'alto ufficio e nel patronato de "La Tradotta" il Colonnello Ponza di San Martino.
Per spiegare sommariamente la distribuzione del lavoro, per la parte letteraria, chè lo stile delle illustrazioni valse per essa come una firma, basterà dire che i versi della terza pagina, molte delle storielle illustrate e articoli si debbono al Simoni, il fiore dell'ampia collaborazione di Antonio Rubiono è costituito dalle Lettere del Caporale C. Piglio, e con il nome di Soldato Baldoria, scriveva Arnaldo Fraccaroli.
(Prefazione dalla copia anastatica del 1933)
La sede del giornale era a Mogliano Veneto; la tipografia, a Venezia, poi a Verona e Reggio Emilia. "La Tradotta" divenne presto popolarissima, e continuò a uscire durante l'ultimo meraviglioso anno di guerra, fin dopo l'armistizio e la pace. Gli ultimi numeri furono, infatti, pubblicati a Trieste. "La Tradotta" non potè giustificare puntualmente la sua qualifica di settimanale, chè la stampa a colori, lenta, richiese spesso maggior tempo del previsto; ma nei grandi giorni dell'avanzata potà lanciare rapidamente supplementi in nero, che gli aeroplani portavano ai soldati.
Il Colonnello Smaniotto non vide le ultime puntate del giornale. Questo magnifico organizzatore di efficaci propagande e di rapide, arditi e sicuri sistemi di in formazione dalle Terre invase, mortì di "spagnola" poche settemane prima della Vittoria. Gli succedette nell'alto ufficio e nel patronato de "La Tradotta" il Colonnello Ponza di San Martino.
Per spiegare sommariamente la distribuzione del lavoro, per la parte letteraria, chè lo stile delle illustrazioni valse per essa come una firma, basterà dire che i versi della terza pagina, molte delle storielle illustrate e articoli si debbono al Simoni, il fiore dell'ampia collaborazione di Antonio Rubiono è costituito dalle Lettere del Caporale C. Piglio, e con il nome di Soldato Baldoria, scriveva Arnaldo Fraccaroli.
(Prefazione dalla copia anastatica del 1933)
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